Ludovica Giorgetti (Milano Baggataway): “Il gioco di squadra è fondamentale. Il lacrosse è una seconda famiglia”

(foto scattata da Mirko Dal Monte)

25 goal in 7 partite. È questo il bottino con cui Ludovica Giorgetti (Lacrosse Milano Baggataway) si è laureata capocannoniera del campionato femminile di lacrosse 2024/2025. In una lunga intervista la Vicepresidente e Segretaria Generale della Divisione Lacrosse ha ampliato lo sguardo alle Olimpiadi di Los Angeles 2028 e all’importanza di conciliare sport e studi universitari.

È la terza volta che ti aggiudichi la classifica marcatori nella tua carriera. Quali emozioni si provano ad essere la capocannoniera del campionato?
In realtà per me, rispetto al numero di goal segnati, conta molto di più la consapevolezza di essere riuscita a dare, con regolarità e continuità, un contributo importante al mio club. Non posso negare che avrei preferito vincere il campionato piuttosto che essere la capocannoniera ma sicuramente è stata una stagione in cui siamo cresciute, soprattutto a livello di gioco di squadra, e questo sarà fondamentale per il futuro”.

Con la maglia di Lacrosse Milano Baggataway hai vinto tanti scudetti, dominando il campionato per quasi un decennio. Qual è l’identità del club e quali sono i ricordi di campo più belli?
La nostra società non ha uguali nel mondo del lacrosse e, probabilmente, neanche al di fuori di esso. Il vero punto di forza è la nostra autonomia più completa. Siamo slegate da un club equivalente maschile e non siamo legate ad alcuna polisportiva. Il consiglio direttivo è composto dalle nostre giocatrici, che oltre a scendere in campo ricoprono anche le varie cariche societarie: dal tesoriere al responsabile dei social network fino ad arrivare al presidente. Ognuna di noi ci mette del suo affinché tutto funzioni. Inoltre il nostro è da sempre un ambiente molto positivo, dove si cresce insieme, ci si impegna, ci si sprona nei momenti più complicati e ci si diverte anche parecchio. Questo è il motivo per cui, se penso al legame che ho instaurato con le mie compagne attuali e con tante ex compagne, quella di Lacrosse Milano Baggataway è una seconda famiglia per me”.

Sei una colonna della Nazionale femminile e il lacrosse sarà disciplina olimpica a Los Angeles 2028. Pensi che la qualificazione possa essere un reale obiettivo per le azzurre?
Da pochi giorni è stato condiviso da World Lacrosse, la federazione internazionale della disciplina, quello che sarà il percorso di qualificazione alle Olimpiadi di Los Angeles, che di fatto a livello femminile inizierà alla fine del 2026 con gli Europei Sixes. Chiaramente faremo di tutto per provare a qualificarci, presentando un team il più possibile competitivo in tutte le manifestazioni che avremo a disposizione per ottenere il pass olimpico. Ad oggi non siamo tra le favorite in Europa ma il format olimpico Sixes sicuramente può riservare delle sorprese”.

Oltre ad essere una delle giocatrici più rappresentative, rivesti anche il ruolo di Vicepresidente e Segretaria Generale della Divisione Lacrosse. Quali sono le principali responsabilità che sei chiamata ad affrontare?
È un ruolo a tutto tondo perché mi consente di interfacciarmi non solo con gli altri membri del Consiglio Direttivo, con le società e con i coordinatori arbitrali ma anche con World Lacrosse ed European Lacrosse Federation. È ormai da diverso tempo che ricopro questa posizione e, soprattutto alla luce dei vari cambiamenti al vertice occorsi negli ultimi anni, posso dire di essere diventata la memoria storica della Divisione Lacrosse. Ho potuto vedere l’evoluzione di questa disciplina sia a livello nazionale, con la nascita di nuove squadre ed un’impostazione dei campionati via via più completa, che a livello internazionale. Tra i momenti più significativi ricordo i primi anni in cui le Nazionali partecipavano alle manifestazioni ufficiali, l’inclusione all’interno della Federazione Italiana Hockey e il riconoscimento del lacrosse come sport olimpico. Ovviamente non è affatto facile conciliare lavoro, allenamenti e vita privata con le attività federali ma ormai credo di essere riuscita a trovare un sano equilibrio”.

A proposito, quanto è importante conciliare sport e studi universitari?
Sin da bambina ho praticato molto sport e quindi ho sempre avuto l’esigenza di fare i compiti in maniera efficace e tempestiva prima di recarmi agli allenamenti. Credo che questa sia una qualità non indifferente da portare avanti nella vita. Purtroppo, in Italia ancora non si attribuisce abbastanza valore all’aspetto educativo dello sport e molto spesso, già a partire dalle scuole superiori e soprattutto all’università, gli studenti tendono ad abbandonare la pratica sportiva in favore degli studi. In realtà, il tema dell’inconciliabilità tra sport ed impegni scolastici e accademici è una grande bugia. È soltanto una questione di gestione del tempo e, pertanto, le istituzioni scolastiche dovrebbero investire molto di più per sostenere gli studenti che praticano sport. Vi è un grande lavoro culturale da portare avanti e spero di contribuire a questo cambiamento con la mia esperienza e le mie competenze. Un anno fa ho terminato il FIFA Master in Management, Law and Humanities of Sport, che per me ha rappresentato l’opportunità di provare a perseguire un ‘career switch’ ed entrare a lavorare nel mondo dello sport, che è quello che più mi appassiona e mi entusiasma”.

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